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      Io confesso con la sicurezza di dire una verità sacrosanta: non v'è popolo che ami con più intenso amore i suoi simili, i suoi uomini, i suoi figli, le sue donne.
      Ho visto i napoletani, durante i miei lunghi viaggi in tutte le regioni della terra, e a bordo dei vapori di tutte le bandiere del mondo, aiutarsi e proteggersi come se fossero non persone sconosciute di paesi distanti fra loro di cento chilometri, ma come se - sul ponte di una nave in mezzo all'oceano - si ritrovassero dopo una vita in comune di vent'anni. Sulla bocca e negli occhi del napoletano l'allegria e il sorriso vi stanno di casa: pronti a farvi un favore, seguono con ansia i vostri dolori, la narrazione delle vostre pene; spartiscono con voi il vostro pane e il povero companatico, e vi ricercano e vi amano con sempre maggiore affetto.
      Ho ricevuto dopo molti anni ricordi e lettere d'amici conoscenti di sfuggita sul ponte d'un piroscafo e coi quali ho diviso poche gioje fuggevoli nei tormenti d'un lungo viaggio. Qual altro popolo della terra può vantare un amore così intenso alla capannuccia abbandonata, alla memoria dei suoi morti, ai parenti che vecchi ed inabili non poterono seguire il povero migratore fuggente alla ricerca d'un pane meno ingrato e amaro? Quale altro popolo d'Italia sente così tenace e nostalgico l'amore alla sua chiesuola, al cimitero ove riposano i cari parenti, al cielo, al monte, al mare, che ritorna con singhiozzi sempre rinnovati e sospiri sempre più amari nelle strofe delle sue alate canzoni d'amore e di spasimo, nelle quali sembra che il profumo di gelsomini e degli aranci, la nenia della fanciullezza, il gorgheggio dell'amore amante e lo strido dell'amore tradito, si mescolino e si fondino sotto i raggi immortali del sole e della luna splendenti sulle chiare silenziose acque del golfo?


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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