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      Decisi perciò cambiare per un'altra casa e mi cercai ben lontano, una cameruccia in Corso Salvator Rosa. Un solo bacio colsi sulle rosse labbra della bella Carmelì; la sentii fremere e tremare in tutto il suo corpo sul mio petto: solo un istante sarebbe bastato a rovinar la fanciulla e me stesso. Ebbene, di tutte le poche vittorie di cui conservo memoria nella mia vita agitata e randagia; è questo quella di cui conservo la memoria più alta e onorata: trionfare sulle proprie passioni, ecco il segreto per non pentirsi d'essere stati onesti verso la giovinezza languida, confidente e innamorata.
      C'era allora, a mezzo Via Forcella, una tavernaccia detta di «Monsú Testa» dove andavo a mangiare; vi si spendeva poco davvero; una zuppa di vóngole, un fritto di calamaretti, un arancio, un po' di vino-nero, forte, ardente come la lava liquefatta; non mi costavano più di dodici soldi! Il primo giorno però, poco mancò non succedesse uno scangèo: ignaro degli usi di Napoli, proprio il primo giorno del mio arrivo, mi si presentò mentre sto per uscire, un uomo - un amico - dice lui - di tutti gl'impiegati nuovi, e m'offre d'accompagnarmi in una trattoria «dove spenderò poco e starò benone». Accetto: entriamo da Monsú Testa, ordino da mangiare, e invito a bere l'amico. Credevo che se ne sarebbe andato, ma invece imperturbabile mi si mette accanto a ciarlare. Chiedo il conto, e qual è la mia sorpresa nel vedere la cifra aumentata d'una lira oltre la spesa: chiamo il padrone e vengono gli schiarimenti.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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