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      Io sentivo - da' miei amici d'ufficio - decantar tanto Vico Duchessa e Porta Capua (ma sempre con un modo di fare, così curioso) da destar proprio la voglia di veder cos'erano questi famosi e misteriosissimi ripostigli del costume napoletano. I «Vicoli Duchessa», perchè erano dieci o dodici, I, II, III, IV ecc. erano veramente curiosi; piccole botteguccie non più grandi d'una cantina; nere, sudice, e dove si vendeva d'ogni cosa un po', pesce e aranci, maccheroni e peperoni fritti, radici e cedri; un miscuglio di mille oggetti disparati, messi fuori delle porte, sulle scale fetide e inciarpate; e fra le robe sciorinate, le facce dei marmocchi, le camice da donna, le vecchie camiciole, le ciabatte, le granate e le poltrone!
      Nel bel mezzo del vicolo, nei rigagnoli fetenti e ammorbanti, tra il lezzo e lo schifo del pattume scodellato dalle pestifere ceste, bellissimi fanciulletti e bambine, nude come Dio le aveva fatte, s'intrufolavano, giocavano, gridavano, in un'onda di sole sfavillante.
      Porta Capuana (per chi la vedeva entrando dal cancello sempre serrato a chiave) faceva l'effetto d'una strada lunga, chiusa da un cancello verde, con case a' due lati tutte d'un piano; sulle soglie di quelle miserabili catapecchie, sugli scalini di pietre mal connesse e zoppicanti, si vedevano una quantità di donne giovani e vecchie ed anco bambine d'otto o dieci anni. Le giovani mostravano sulla faccia, dai pomelli tinti di rosso, il segno indelebile dell'orribile mestiere che i governi tutelano, anzi proteggono con una patente di rispettabilità! e ce n'erano di carine e di vezzose; di fresche, e giovanette forse precipitate poche ore prima nell'immonda sentina, tradite da un uomo, o, più spesso spinte dalle madri stesse sull'abisso di perdizione: dalle loro bocche oscene, col fumo del sigaro e il tanfo dell'acqua vite, uscivano parole che il più verista degli Zola, tremerebbe a raccogliere per i suoi documenti viventi; c'erano delle vecchie nonne con le loro figlie e con le figlie di queste, facendo mercimonio infernale e spaventoso del corpo: eppure in ognuno di quelli antri ove il pervertimento, la concupiscenza brutale, il lenone e la rufiana vivevano mercanteggiando sul sangue proprio e sull'innocenza delle creature loro, quasi nei loro virginei anni infantili; brillava un lumicino appeso dinanzi alla madre di Cristo, e fiori, e voti erano offerti in segno di venerazione, di pace e di pietà!


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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