Uomini immondi, si mescolavano costì, come nel loro dominio; sbarbati la più parte, con quel marchio indelebile che ha il galeotto inferrato con la palla al piede; col sigaro in bocca, l'occhio truce, la mano sul coltellaccio, sghignazzanti e beffardi, brutali con le disgraziate che si sentivano - a momenti - schiamazzare e infuriar sotto a' colpi degli orribili mostri; ma servili, ligi e untuosi con l'avventore a cui nell'orecchio, con parole ambigue e diaboliche, decantavano la formosità delle loro protette, che forse erano le loro mogli, le figlie loro; le loro sorelle, le loro madri.
Oh sì: le ferite, le vendette, gli amori innominabili in quell'antro infernale, fanno impallidire lo storiografo più rotto alle piaghe dell'umanità.
Fuggii inorridito da quell'inferno vivente. Oggi, - Porta Capuana è sparita: ma è forse sparita la vendetta che pur deve aleggiare e terribile su tanto vizio di secoli, sulle onte di un'umanità la quale, volgendo gli occhi esterrefatti alle ombre dolenti del passato, vede la maravigliosa imagine della Giustizia e della Redenzione umana farsi innanzi a redimer la donna, e la fanciulletta a santificarne la vita, la bellezza, l'amore nell'avvenire immortale?
Dalle scene repugnanti e dolorose che ero costretto a vedere per non passar da collegiale (come beffandoni mi chiamavano i miei colleghi), mi riscattavo percorrendo la città a piedi in ogni sua parte, tanto nei meandri oscuri e tenebrosi, ove formicola un popolo industriosissimo nel piccolo commercio, ma povero e avvilito; quanto nei quartieri signorili di Santa Lucia, al Vomero, a Piazza del Plebiscito e Posilippo: m'inerpicavo su su da Fori a S. Giovanni a Carbonara, Salvator Rosa, fino agli estremi luoghi prospicienti il mare azzurro, in un languido trionfo di luci, tra profumi deliziosi d'aranci, di rose, d'amorini e di vainiglia.
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