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      Et, fessum quoties mutet latus, intremere omnemMurmure Trinacriam, et coelum subtexere fumo.
      che vogliono dire
      È fama che dal fulmine percossoE non estinto, sotto a questa mole
      Giace il corpo d'Encelado superbo;
      E che quando per duolo e per lassezzaEi si travolve, o sospirando anela,
      Si scuote il monte e la Trinacria tutta;
      E del ferito petto il foco uscendoPer le caverne mormorando esala,
      E tutte intorno le campagne e 'l cieloDi tuoni empie e di pomice e di fumo.
      Era un cielo nero di giorno, rosso di notte e cominciò così: S'udì una notte un urlo straziante alzarsi verso il cielo; erano strida e preci, voci di clemenza e voci di terrore; pregavano un milione d'anime rivolte a Colui ch'esse credevano udir minaccioso negli abissi dei cieli; il destarsi d'una gigantesca città sotto il tremore delle case, dei monti, dei templi, dei monumenti; il vocìo lamentevole delle genti esterrefatte a cercare uno scampo, una fuga alla morte certa che sta per ghermirle; i sordi ruggiti delle caverne vulcaniche; le scomposte onde color cenere che s'accavalcano sulle rive del mare e sembrano mostri scatenati inferociti contro l'uomo spaurito; il sobbollire delle acque fumanti; lo squassar delle navi; l'urto dei giganteschi pini urtantisi fra loro, che spezzati gli ormeggi si precipitavano follemente gli uni contro gli altri, e si urtavano, si spezzano, s'accavallano, ondeggiavano sulle creste dell'acqua spumante grigiastra di giorno, rossa di sangue di notte; spettacolo maraviglioso e terribile al tempo stesso che niuna penna, nessun pennello potranno descrivere e fissar sulla tela.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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