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      Dalla bocca del cratere una colonna immane di fumo, nero come carbone, s'alzava lento lento e s'attorcigliava in volute spiriformi, su su fino al cielo, allargandosi d'ogni parte come un gigantesco ombrello gocciolando sul monte ardenti massi, bolidi spaventosi e lucenti, macigni infocati, bianchi e lucidi come giganteschi cubi ciclopici d'idrogeno incandescente che strisciavano, sfolgorando, nell'etra e cadevano a valle; sui fianchi ardenti del gran monte, rimbalzavano ad altezze incredibili per rotolare a valle lasciandoci dietro solchi di fuoco, rigagnoli sanguigni di lava sobbollente, la distruzione, la morte, lo sterminio.
      Fino da quella prima notte, la costernata città si precipitò dalle sue case, abbandonandole alla mercè de' buoni o dei malvagi: la morte stava su tutte le creature viventi: folle spaurite si dirigevano alla marina e volgevano esterrefatte gli occhi dalla parte ben nota ove il mostro sta di solito simulando di riposare con la testa fumigante tra l'azzurro e gli astri, le membra distese mollemente fino alla marina lontana: io poi, che non ho potuto mai esimermi, nel momento delle più paurose tempeste, di fissar lo sguardo maravigliato e attento alla zona del cielo in cui più forte e paurosa è la lotta degli elementi; correvo nelle ore di libertà fino alla Marinella o ai Granili, e lì restavo per ore e ore inchiodato e come soggiogato dallo stupendo e inestimabil conflitto degli elementi, il cui teatro era la vasta e sconfinata Natura, il cielo e il mare, gli abissi e l'uomo, lottando nel caos per la vita minacciata, terrorizzata.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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