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      Quanto sono fallaci le apparenze del mondo: io aveva vicino a me un Guido, che amava e a cui rendevo tutto l'omaggio della mia anima giovane e senza esperienza; e costui, porchignolo...., m'intercettava le lettere, le apriva durante il servizio di notte, le leggeva e poi, pari pari, le riserrava per benino in modo che sarebbe stato impossibile accorgersene: io apriva a lui con confidente fiducia (meno che il segreto di Virginia) tutta con lealtà l'anima mia senza malizie; e lui mi rendeva quel bel servizio, principio d'una serie di guai che terminerebbero con la mia rovina: tanto può l'invidia e gelosia che si vuol mascherare col nome di passione e d'amore.
      Era nostro comune amico un caro giovane per nome Mosell, d'origine tedesca, che noi non avremmo lasciato mai senza accompagnarci nelle nostre scorribande e serenate fantastiche: apparteneva a un altro servizio, ma veniva nel nostro ufficio a spratichirsi nella telegrafia; che affettuosamente gl'insegnavo: amante della Fisica, codesto giovine gli venne in testa di metter su una macchina per il moto perpetuo! Era - diceva lui serio serio - un'invenzione capitale che l'avrebbe arricchito di punt'in bianco e a me che tentennavo il capo ridendo, tutt'impermalito diceva: - Vedrai - tu vedrai s'io non ho inventato una cosa meravigliosa e mi darai ragione! Ribattevo, co' dati alla mano che il Moto Perpetuo non esiste, nè può esistere mai perchè chi trovasse una macchina che camminasse da se' anche per un anno, dieci, cento anni, la dovrebbe fermarsi, alfine, perchè la macchina anche la meglio congegnata deve perdere qualche pocolino d'energia che non se la può ricrear da sè stessa per il principio che «nulla si crea dal nulla». Gli spiegavo, co' numeri alla mano, dell'insensatezza della sua illusione: era inutile; egli credeva d'aver scoperto il Moto Perpetuo, ci giurava e spergiurava sopra, diventava rosso rosso come un billo, se n'aveva per male, e scappava via come un fulmine senza voler sentir ragioni; (perchè aveva trovato chi gli prestasse un capitaletto d'un migliaio di lire, e aveva fatto costruire i pezzi della famosa macchina, che doveva metter su a poco a poco).


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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