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Infatti la macchina andava per un poco, una diecina di minuti; ma poi lentamente cominciava a rallentare e si fermava: un'altra spintarella al volano, e via.
Io avevo una voglia in corpo di ridere a crepapelle che non ne potevo più; ma mi frenavo dinanzi a quel carissimo amico che vedevo talmente cieco e ossessionato dietro alle chimere e i sogni dell'impossibile e pensavo tra me: A che pro togliergli l'ultima speranza e farmelo nemico piombandolo nello sconforto e nella disperazione? (aveva firmato un visibilio di cambiali a babbo morto, e lo strozzino lo teneva pel corvattino). Mi limitai a dirgli dunque che io non credevo che la macchina potesse funzionar mai; che era un po' troppo credulo, ma che ormai non c'era più rimedio. Cercasse di fare in modo che quando la ruota stava per fermarsi, un orologio o un meccanismo ad hoc le desse una spintarella per riprender l'aire. Sapevo che era una pazzia ma non volevo mancare almeno alle regole dell'educazione.
Povero Mosell: sprecò un sacco di quattrini; abbandonò il posto delle ferrovie e seppi, molt'anni dopo, che s'era stabilito a Roma, disilluso e povero.
Questa è e sarà la fine di tutti quelle che hanno creduto nel moto perpetuo!
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Gli amici! vedete che gran cosa è questa nella vita d'un uomo! l'affetto d'un buon amico non è forse più che l'amore? ma esiste il buon amico, il vero amico? Io non lo credo.
Infatti nessuno più di me s'è attaccato agli amici e li ha coltivati, amati, serviti e riveriti: eppure - a memoria - non uno dei tanti coi quali m'imbattei, mi rese l'un per mille de' beneficj che avevo reso loro.
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Mosell Roma
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