Mi tornò subito in mente la storia dell'infelice Geltrude, nei Promessi Sposi, e avrei voluto esser solo anche per un momento con la giovine sacrificata per dirle: - Fuggi - bella figlia del Sole - non ti far prendere in trappola, e diventa una buona madre di famiglia, profittevole a te stessa, e all'umanità. Ma era costì a lei vicina l'altra monaca gialla come lo zafferano che pareva indovinasse i miei pensieri: quindi m'affrettai a sbrigare il telegramma portandolo dinanzi all'apparato. Nel tornare indietro m'avvidi che la vecchia era già fuori dell'uscio; la giovanetta era rimasta vicina allo sportello curiosa di guardare tutto quell'armeggio di macchine: rapidamente m'avvicinai a lei e a fior di labbra le bisbigliai: «Sorella, non vi fate monaca, sarete un'infelice, e poi così bella.....»
S'imporporò come una rosa; mi guardò, abbassò gli occhi e rispose: rispose come in un soffio questa sola parola: «Ormai.....» e s'allontanò col bel visino rannuvolato.
Grande rimase in me la curiosità di conoscer la storia di quella giovane che mi figurai subito vittima di un genitore feroce ed egoista: non so cosa avrei pagato per scoprire il segreto che doveva essere nascosto costì sotto; una storia tenebrosa di persecuzioni e di dolore. L'avventura (se così può veramente chiamarsi) venne alla luce da sè, senza che ci fosse bisogno del mio concorso: ed ecco in qual modo si conobbe per i giornali e in tutta l'Italia uno dei più patetici drammi dell'Aristocrazia romana, in su quei primi tempi della capitale.
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