Il marchese *** aveva due figlie belle come l'amore: Rosa e Angelica, una di sedici e l'altra di dieciasette anni; un cugino ufficiale di cavalleria dell'esercito italiano, innamorato di Angelica l'aveva chiesta in moglie; Rosa a sua volta s'era innamorata del bellissimo giovine: dopo alcuni mesi di lotta con sč stessa, senza che anima viva potesse indovinare il cocente segreto che consumava l'infelice, una mattina, il giardiniere del palazzo, scorse la graziosa infelicissima Rosa che ratta e furtiva avvicinandosi ad una cisterna, in un angolo appartato, fattosi il segno della croce, si lasciava cadere in quell'acqua profonda. Corre l'uomo, grida al soccorso; afferra la corda si lascia scivolare nella gola del pozzo e afferrata la bambina (che tale era ancora) la solleva fuori dell'acqua svenuta.
Volano, la madre, la sorella, le cameriere; riprende i sensi l'infelicissima; vien portata a letto e costė rimase tre mesi fra la vita e la morte, senza che nč la madre, nč altri fosse capace di farle pronunziare una parola sola di confessione sulle cause che l'avevano spinta a quel passo disperato. Appena ristabilita, la ragazza espresse l'irrevocabile decisione di farsi monaca, e di separarsi dal mondo. Ed ecco perchč la fanciulla da Roma venne mandata al Convento di Santa Caterina di Firenze - I giornali - pettegoli e maldicenti, vollero infiorare la cosa con le frange dell'invenzione; ma il fatto vero č come l'ho narrato, e non altrimenti.
Di queste passioni disgraziate, di questi tentati suicidj, di questi sacrificj personali, ne succedono ogni giorno forse ora pių di prima: ogni poco si legge, nella cronaca dei giornali di tutte le cittā, non solo d'Italia ma di tutto il mondo, narrando i particolari drammatici di un numero infinito di giovani nel fior della vita che se ne separano in un momento di disperato abbandono.
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