Il suicidio è un male così terribile che il pensatore, per quanto si ponga in animo di studiarne le cause, e il sociologo d'indicarne i mezzi a moderarne le terribili conseguenze e gl'irreparabili scioglimenti, non arriverà mai - io credo - a poter estirpare questa grave calamità, o malattia che dir si voglia, del genere umano...
Innumerevoli fattori complessi accompagnano il suicidio: vi sono come in Russia e nel Giappone - i suicidj politici, e questi possono certamente essere fatti sparire, removendo le cause che li generano; i suicidj d'onore, per esempio come potranno essere schivati, se la persona, uomo o donna che sia, non ha più la padronanza di sè stessa e s'immola a quell'ideale o a quel rimorso per purgarsi di un delitto o di una colpa che sente non potrà più fargli tollerar l'esistenza? e i suicidj d'amore (come il caso da me narrato); le aberrazioni di un cervello offuscato che ormai non trova più consolazione alcuna, ma che dico - non trova più pace, nè requie, agli spaventosi fantasmi che ne lacerano l'animo, che vede il mondo, la vita, gli affetti domestici, tutto scolorarsi dinanzi agli occhi, e il cuore divenir preda della più nera disperazione? Infelici!
CAPITOLO XXIX.
Mentre me ne stavo tranquillamente a Firenze, passando la mia vita studiando, lavorando e sperando; un ordine urgente mi rimandò a Roma, e troncò per un certo tempo, l'unione spirituale che s'era stretta fra me la buona Margherita: le dissi addio col cuore in subbuglio, senza sapermi spiegar bene il perchè; promisi scrivere (ciò che da vero ingrato non feci mai) e partii - come si partiva a quei tempi - col capo in cembali.
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