Infatti si sente il fragor de' vetri e di legni in pezzi..... un flotto tumultuante di popolo d'ogni classe sociale si riversa dal Buffet prima, poi dai cancelli, poi dalle porte che vengono a forza sconnesse, spezzate, aperte. Roma si precipitò sotto la tettoia e noi siamo travolti con lei, verso la parte destra, dove nel primo binario, da un momento all'altro deve apparire il bianco pennacchio del treno.
Si scorge lontan lontano, sulla curva, presso il disco, un puntolino quasi invisibile; una piuma fine fine e bianca, s'eleva al cielo, è il fischio della locomotiva che si perde nel fragore cupo delle voci del popolo: - una linea di teste, di spalle, di braccia si protende fuori per vedere arrivare il Padre; ecco s'avvicina la grossa locomotiva sbuffante, ondulante sul binario, come un elefante gibboso con due grand'occhi spaventati sul muso; pare che voglia calpestar tutto.... sibila un gran fischio, un urlo formidabile si alza in quel pandemonio e il treno con un fragore spaventoso si ferma...
- «Il Generale!» Dov'è il «Generale?» - grida la gente - «W Garibaldi» «W Garibaldi» - ecco si apre la portiera d'un vagone e apparisce una figura marziale, alta, membruta col poncho grigio addosso, un volto maschio, con barba nera; cappelluccio di panno come lo portò l'Eroe a Calatafimi.... «W Garibaldi» - tuonano diecimila bocche: «W Garibaldi» - «W il Leone di Caprera!».
- «Imbecilli» - risponde quel garibaldino: «Non vedete che sono Sgarallino? - il generale è dentro».
Infatti era l'eroico livornese di Calatafimi; ma.
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