- Salutava l'Eroe con la testa e sorrideva a tutti: due ore impiegò il corteo a giungere all'Hôtel Costanzi vicinissimo alla stazione: veramente non era lì, che aveva pensato discendere Garibaldi; ma fu fatto così, perchè attraversar Roma sarebbe stato un viaggio; i suoi compagni d'arme pensaron bene di deviare il cammino.
Piantammo, in sette o otto, baracca e burattini - cioè lasciammo l'ufficio, le macchine, i treni, i biglietti e i bagagli - Senza pensar più che tanto alle multe che sarebbero fioccate sul nostro piccolo bilancio nominale come ira di Dio; e c'intruppammo alla fiumana che avvolgeva come un magano l'idolo del popolo: ebbi così la soddisfazione di poter seguire, proprio vicino alla carrozza e sotto gli occhi stessi di Garibaldi, quella dimostrazione indimenticabile che fu l'ultima che io potei presenziare, ma che bastò per incidere sulla mia mente e nel mio cervello quella figura di Redentore che divenne un culto della mia vita.
Giungemmo dopo due ore alla cancellata dall'Hôtel Costanzi; ma ci si para dinanzi tutto il blocco dell'edificio chiuso e impenetrabile; perchè, appena serrati i cancelli, il popolo rimase fuori - un grido si eleva da ogni parte; - «Aprite le porte» - «W Garibaldi» - «Fuori l'Eroe di Mentana» - La gente di dietro spinge; noi ci sentiamo letteralmente schiacciare dalla massa che sempre più s'infoltisce, premuta da folle che accorrono da tutte le arterie di Roma; chi s'arrampica sui cancelli; e li scavalca; chi bestemmia; chi si divincola dalle strette di mille petti, premuti e schiacciati anche loro come in una morsa di ferro; pigia, pigia, pigia, il ferro delle cancellate si piegano, si curvano, si contorcono sotto mille braccia di ferro, nella disperazione di salvar le costole.
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