- «Conversando eh? e che c'è di nuovo? -
Era un'ispezione ch'ei faceva; n'aveva diritto; e capii subito che mi ci aveva preso caldo caldo: pazienza - penso tra me - «chi non fa non falla» e gli racconto dall'a alla zeta, con l'idea d'impietosire il mastino. (Ma sarebbe davvero stato più facile addomesticare una tigre o una jena, sto per dire, che un seguace di Loiola). Mi dà, - a voce, ragione; fa un monte di complimenti alla povera donna la quale si vedeva che stava sulle spine e se ne va meditando, il vigliaccone, in cor suo, il colpo contro di me: e preparandosi a «spargere secondo il consueto (come dice il Giusti) gelsomini davanti e dietro o ortica».
Dopo poco giunse la risposta da Messina: il collega mi avverte che è terribile! il console comunica senz'altro, la morte del povero svedese.
- Come fare - penso tra me - a darle a questa povera donna una notizia così straziante, sola, senz'amici, senza nessuno, che la consoli e le faccia coraggio? Presi una risoluzione: mentre l'amico mi trasmette il dispaccio, lascio correr la zona, per trascriverlo dopo e fò le finte di ricevere quest'altro «Madame Douswalden Roma (Scalo)» - Votre mari trés grave; medecins avisent n'avoir pas d'espoir; venez de-suite. Consul Gènèral -» Lascio al lettore indovinar la scena; «Il est mort» - grida la disgraziata; ed io non le tolgo certo, quel dubbio, anzi nel mentre che cerco di farle coraggio calco un po' le tinte e la consiglio a partire per la Sicilia, dicendole: «J'ai prié mon camarade de me télégraphier la verité: sayez forte et preparez-vous au triste annonce» Insomma per abbreviare; dopo un'oretta simulo una chiamata urgentissima e questa volta le do il vero telegramma.
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