Mi spiego però il procedere di molti forestieri in casa nostra, pensando che a noi italiani ci ha fatto molto danno un libro che va nelle mani di tutti i viaggiatori: il famigerato Baedecker! - Basta leggere le prime pagine per capire che codesto libraccio (bonissimo e quasi perfetto del resto per quanto riguarda le descrizioni del nostro paese) mette continuamente all'erta i viaggiatori contro di noi: gl'Italiani sono un popolo interessato; un popolo di poveroni e di pezzenti; quindi niente di più giustificato di piantar nelle mani del primo impiegatuccio che capiti loro sotto i piedi, una moneta di venti lire, ricompensa, certamente ben straordinaria e di molto peso: ma, tant'è, mi si rivoltò lo stomaco, e volli dare una lezione alla bella, ma indelicata signora per la quale io aveva sentito tanta commozione nella disgrazia veramente terribile che l'era capitata.
Seppi poi, che una ventina di giorni dopo s'era presentata allo sportellino una signora abbrunata e aveva domandato di me: ma io non era più in Roma; così essa si portò seco - per sempre - il ricordo, credo, di una cattiva azione. Possa il mio contegno aver giovato a far ricredere quella straniera sui sentimenti servili e interessati che essa aveva creduto essere una proprietà dei poveri italiani.
In codesta epoca il mio destino e la mia suscettibilità ne toccarono un'altra di differente specie, ma degna anche quella d'essere ricordata. M'era rimasta sempre dentro, una passione per lo studio della Fisica che superava tutte le altre; avevo studiato su manuali bellissimi e completi, ma antichi; il Maiocchi, il Cantoni, il Milani, in quei bei volumi insomma tutti trattati di fisica assai noti nelle scuole e nelle università. Mi spiravo (proprio mi spiravo) della gran fisica del Jamin, opera magistrale in sette volumi, con ricche incisioni, diffusamente trattata con le matematiche pure: insomma mi faceva proprio gola, come si dice e confesso la debolezza, quand'ero libero dal servizio, me n'andavo lemme lemme verso Piazza Colonna e lì sull'angolo della via mi fermavo davanti alla vetrina del libraio Loescher o Dumolard, salvo il vero, a guardare e riguardare di fuori que' magnifici volumi stampati dal Gauthier-Villars di Parigi.
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