Niente di meno, io dovevo pagare la trattoria e la pigione! Oh pover'a me - pensavo - mentre camminavo tutto pensieroso col fagottino de' libri sotto il braccio: povero me, come farò ora? (m'era sbollito l'orgoglio e vedevo chiaro e netto il gran gineprajo in cui m'ero ficcato! Come farò a dire alla Sora Nena: «Pagherò pagherò.... come fanno, hanno fatto e faranno tutti i trappoloni del mondo quando mancano loro i susseri per pagare. Transeat la pigione - dicevo tra me, - dodici lire, da qualcuno me le farò anticipare; ma il mangiare? Palpavo intanto, il mio tesoro, che tenevo stretto con tutt'e due le mani come se avessi paura che volesse scappare; e rimuginavo sordamente tra me il modo di rimediare a quel voluto disastro - «Vedete un po' - pensavo - a cosa trascina l'orgoglio e il carattere atrabiliare, bisbetico e impetuoso: figlio d'un cane - dicevo - perchè ha visto che ero vestito male e parevo povero (sapeva assai lui se lo ero davvero), ha creduto bene di trattarmi a quel modo e di mortificarmi in faccia a tutte quelle cialde inamidate: ma mi sono vendicato (una palpatina al Jamin); mi sono vendicato e lui ha avuto il fatto suo.
Tutti, al mondo, si pagano cari i fischi e ci si rimette talvolta anche di salute, come ci rimisi io, che dovetti stringere i bottoni alle robe e far di molta penitenza con lo stomaco.
Ma il lettore mi domanderà: «Oh la Sora Nena li ebbe?» -
Sì li ebbe - caro e curioso lettore - li ebbe, ma l'orgoglioso Giulio Pane fece un'azionaccia a una creatura buona come il pane e che Pane si chiamava davvero: alla zia Adelina - se ne ricorda?
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