Pagina (494/497)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      - direttrice dell'istituto a Lucca: fu un'azionaccia perversa e della quale ne serba ancora il rimorso; la zia Adelina guadagnava poco e doveva viverci anche lei sul suo guadagnino; ma una bella letterina, melata e bugiarda (vi si parlava di malattie che non erano vere, di cure che bisognava fare, di non so che accomodatura di scarpe) scritta con tutti i sentimenti di un giovine di dicianove anni a quell'anima candida tutta miele e zucchero che avrebbe versato le lagrimucce su un gatto rognoso; fecero il miracolo di far viaggiare un piccolo fogliolino bianco dentro una bustina bianca anche lei il tutto raccomandato alle attenzioni del signor direttore delle regie poste che la doveva rimettere, con delicata premura, nelle mani del Sor Giulio, testa sventata.
      Povera zia; mi mandò trenta lire e due lacrimucce: un monte di consigli uno più bello dell'altro, e un bacio che sicuro una madre non l'avrebbe mandato altrettale. Promisi - anzi giurai - in core di restituire appena potevo (glielo scrissi con melliflue parole che in quel momento mi parevano sincere) quella piccola somma e codesto sentimento, purtroppo, ho ancora, sebbene siano trascorsi dieci lustri dal fatto, e l'angelica donna sia morta novantenne un paio d'anni fa.
      Avevo dunque pagato anch'io il mio fischio troppo caro; e avevo dato un grosso dispiacere a una cara donna che non conosceva un'acca delle cattive azioni del mondo. E Dio mi perdoni.
      Eravamo di carnevale e anche noi un po' di mattana; i giovani - anche uomini - devono divertirsi: i giovani che fanno i seri, che danno ad intendere d'essere stinchi di santo, giaggioloni, tutti gonnelle della mamma, non mi sono mai andati a fagiolo: con la buona stagione, eravamo una diecina di matti che facevamo di notte giorno all'Acqua acetosa, lungo Tevere: Arduini, Enrico, Ulisse, certi telegrafisti del genio, ci riunivamo fuori di porta del popolo e di là andavamo a bevere in certe gargotte di mala fama, e, le più volte, non tornavamo a casa affatto, ma ci sdraiavamo sulla riva del Tevere e costì si dormiva fino allo spuntar del giorno.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





Lucca Adelina Sor Giulio Dio Acqua Tevere Arduini Enrico Ulisse Tevere