Appena arrivatovi, cercai con ansietà di un amico che certa comunanza di sventure mi aveva reso da tempo assai caro. Egli abitava in una casa signorile e assai vasta, dove era però quasi sconosciuto. Bisognava chiedere di lui. Battei perciò ad un uscio del primo piano, e venne ad aprirmi una donna giovane e bella. Mi parve che rimanesse colpita in modo singolare dal mio aspetto; né io lo fui forse meno del contrasto che formavo col suo. Essa era sí serena, sí giovane, sí fiorita; e il mondo pareva dover essere stato fino allora cosí benigno con lei, che io la guardai un istante senza parlare, compreso d'una meraviglia dolce e profonda.
- Di chi cercate, in grazia?
Profferii il nome del mio amico.
- Al secondo piano.
Avrei giurato di aver sentito già piú volte quella voce, di averla sentita bambino, ne' miei sogni... La guardai come si fa a persona che parci di conoscere. Nell'allontanarmi sentii che un lembo del mio soprabito era stato chiuso tra le due imposte dell'uscio. Ella se ne avvide e fu sollecita a riaprire.
- Perdonate.
M'inchinai. Non risposi nulla, ma tornai ad affissarla sí stranamente, che essa mi guardò quasi spaventata. Sentii quello sguardo penetrarmi penosamente nell'anima.
«Sí felice, sí florida, sí bella!» esclamai tra me stesso salendo la scala; «oh dolce creatura! se tu mi porgessi quella tazza che l'età e gli affanni hanno allontanato forse per sempre dalle mie labbra, come potrei rifiorire anch'io, e sorridere ancora alla vita! Ma la gioventú è dei giovani, e le gioie non sono che dei felici!
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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