Mi dispiace che non l'abbiate veduta, è della voracità di una mosca.
Allorché ci fummo alzati da tavola, egli mi si piantò dinanzi colle gambe sparate, e colle mani incrociate dietro la schiena, e mi chiese:
- E cosí, come avete pranzato?
- Ottimamente.
- Davvero?
- Diamine, a meraviglia!
- E che ve ne pare di questo locale?
- Magnifico.
- Di questa nostra società?
- Ne sono lusingato - diss'io.
- Francamente, senza complimenti, da amici - riprese egli drizzandosi e riunendo le sue gambe colla vivacità dello scatto di una molla; e levandosi la mano destra di dietro la schiena, e porgendomela, aggiunse:
- Se volete far parte della nostra mensa, se volete aggregarvi a noi... non avete a temere per la vostra borsa, la base fondamentale della nostra associazione è l'economia. Già... È un sentimento di carità che mi consiglia a farvi questa proposta... E anche di simpatia - continuò porgendomi l'altra mano. - Pensateci bene, noi vi parliamo per esperienza... in questo paese di Pellirosse...
Era un'offerta che non poteva in alcun modo declinare.
Accettai benché a malincuore.
XIII
Conobbi però assai presto che non aveva che a rallegrarmi di questa specie di legame da cui, a primo aspetto, era stato messo un poco in pensiero. I compensi erano maggiori dei danni, la piú schietta cordialità vi temperava le soggezioni della disciplina; e d'altronde il paese offriva realmente nulla. I miei commensali poi erano tutta gente dabbene, un poco millantatori, un poco fatui - difetti di soldato - ma in fondo in fondo onesti e leali.
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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Pellirosse
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