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      Non solo quelle grida erano orribilmente acute, orribilmente strazianti e prolungate, ma io non aveva immaginato mai che vi potesse essere qualche cosa di simile nella voce umana; o essendovi, non mi pareva possibile che l'uomo da cui era uscito una volta un tal grido potesse vivere ancora.
      Ho esperimentato, prima e dopo quel giorno, fino a qual limite possa giungere il dolore nella natura umana, e ne ho intese tutte le rivelazioni vocali possibili, ma non mi avvenne mai di sentirlo manifestare con un linguaggio cosí orrendamente spaventoso come quello. Oggi ancora, dopo cinque anni, io risento ne' miei sogni l'eco di quelle grida terribili.
      - Vedo che siete un poco preoccupato da quell'avvenimento - mi disse il medico allorché fummo usciti assieme da quella casa. - Confessate...
      - Voi prevenite la mia domanda - interruppi io ansiosamente. - Ne fui commosso nel piú profondo dell'anima; perché dovrei nascondervelo? Non so come non si potesse esserne commossi. Ma che malattia ha dunque quella donna?
      - Tutte.
      - Tutte! Spiegatevi.
      - È una specie di fenomeno, una collezione ambulante di tutti i mali possibili. La nostra scienza vien meno nel definirli. Possiamo afferrare un sintomo, un effetto, un risultato particolare, non l'assieme dei suoi mali, non il loro carattere complessivo, né la loro base. Possiamo curarla come empirici, ma non come medici. È una malattia che è fuori della scienza; l'azione dei nostri rimedi è paralizzata da una serie di fenomeni e di complicazioni, che l'arte non può prevedere.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213