Tutta la sua orribilità era nel suo viso.
Certo ella aveva coscienza della sua bruttezza, e sapeva che era tale da difendere la sua reputazione da ogni calunnia possibile; aveva d'altronde troppo spirito per dissimularlo, e per non rinunziare a quegli artifici, a quelle finzioni, a quel ritegno convenzionale a cui si appigliano ordinariamente tutte le donne in presenza d'un uomo.
Me le era presentato da me stesso nell'entrare. Allorché fui seduto a tavola, ella venne a prender posto vicino a me, e mi disse con dolcezza:
- Vi vedo solo, e mi permetto di farvi un poco di compagnia. Desiderava di conoscervi, e di ringraziarvi personalmente dei libri che mi avete mandato. Mio cugino mi aveva parlato di voi, e avrei voluto vedervi un po' prima. Ma come fare? Sono sempre cosí malata!
Fui colpito dalla soavità della sua voce, piú ancora di quanto nol fossi stato dalla sua bruttezza.
- Ora mi sembrate però guarita - risposi io.
- Guarita! - esclamò ella sorridendo - mi pare di no. L'infermità è in me uno stato normale, come lo è in voi la salute. Vi ho detto che ero malata? Fu un abuso di parole. Ne faccio sempre. Per esserlo converrebbe che io uscissi dalla normalità di questo stato, che avessi un intervallo di sanità. Ho voluto tenermi chiusa parecchi giorni nella mia stanza, ecco tutto; ne aveva le mie ragioni; ho attraversato un periodo di profonda malinconia.
Vedendo che la conversazione minacciava sí presto di trascinarci nel campo delle confidenze, mi astenni dal risponderle.
- Non sapete - ella riprese dopo un istante di silenzio e con tuono diverso di voce - che quel romanzo di Rousseau mi ha entusiasmata?
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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Rousseau
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