- Sentite - diss'ella cercando la mia mano colla mano del braccio che aveva fatto passare nel mio - una mano secca, lunga, leggiera - e stringendola a intervalli convulsivamente. - Qualche giorno vi farò della confidenze, vi racconterò la mia vita; voi me lo permetterete, non è vero? Ho bisogno del vostro compianto. Avete un'aria cosí dolce, cosí buona. Ve lo confesserò: io vi ho veduto fin dal primo momento che siete venuto in nostra casa, vi vedeva tutti i giorni, e non usciva mai dalla mia stanza perché aveva vergogna di voi, temeva di dispiacervi, sono cosí brutta! Mio cugino non è cattivo, mi vuol bene, ma non mi sa comprendere; gli altri sono gente grossolana, buoni ma rozzi - soldati! Non vi siete che voi che possa capirmi, sopportarmi senza umiliarmi, compiangermi. Perché non v'ha alcuno tra essi che non mi rispetti, è vero, ma in segreto mi deridono, ne sono ben certa, lo sento. Dicono che sono dispettosa, volubile, ironica, spesso cattiva. Son essi, è il mondo che mi ha fatta diventare cosí, mi conoscerete. Ho bisogno di essere conosciuta, capita. Voi non potete immaginare come questi uomini che dicono di sapere tante cose, che sembrano conoscere il mondo sí bene, e ne ridono, sieno poi tanto ignoranti, tanto superficiali nella scienza del cuore umano. S'illudono perché si conoscono tra loro, e si conoscono tra loro perché sono tutti eguali! Voi siete diverso, voi; mi è bastato vedervi per comprenderlo. Non vi domando che la vostra protezione, la vostra tolleranza. Ho qui nel cuore tante cose che mi fanno male, perché non le posso mai dire; e poi lo vedete, sono malata, sono anche brutta, assai brutta, dovete aver compassione di me.
| |
Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
|
|
|