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Essa mi guardò e sorrise tristemente, come avesse voluto dirmi:
«È vero, perciò non lo farete».
In quel momento avevamo raggiunto il colonnello ed il suo amico che si erano fermati alla porta ad aspettarci.
- Sapreste dirmi - mi chiese il colonnello col volto arrossato dalla discussione avuta col suo compagno - se fu De-Fauchée l'inventore delle capsule a secco, o piuttosto se non fu lui che le ha perfezionate?
- Egli ne fu l'inventore.
- Lo sapete positivamente?
- Positivamente.
- Al diavolo! - disse il suo amico.
- Benissimo! - esclamò il colonnello, fregandosi le mani - sei bottiglie di madera guadagnate!
XVII
Mi ritirai nella mia stanza tristissimo; era assai malcontento di me, e sentiva che aveva il dovere di indagare severamente la mia condotta. Il risultato di quell'esame non poteva che mettermi in maggior ira contro me medesimo; mi era contenuto come un ragazzo, come un collegiale. Fosca aveva avuto ragione ad approfittare della mia semplicità; essa non aveva fatto che cedere alle mie provocazioni. Se il mio contegno era stato tale con lei di cui avrei abborrito l'affetto, quale sarebbe stato con una donna avvenente, il cui amore avrebbe lusingato la mia vanità? Come mi sentiva colpevole verso Clara! Come era umiliato della mia debolezza!
Un altro pensiero metteva a tortura l'anima mia. Quella donna era realmente buona, realmente ingenua? O non era che un essere infinto, astuto, corrotto? Aveva ella voluto abusare della mia semplicità, sorprendermi, condurre all'amore per la via della compassione; o le sue intenzioni erano pure, e questa mia stessa semplicità l'aveva invogliata della mia amicizia, della mia sola amicizia?
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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De-Fauchée Clara
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