Consideriamo la nostra conoscenza come una sventura; tentiamo di sopportarla con forza, e di rimediarvi con coraggio.
Voi avete avuto marito, mi diceste; voi sapete dunque che cosa è un dovere, lasciate che io lo compia. Voi sapete anche che cosa è la felicità, lasciate che provi anch'io ad essere felice - non lo sono mai stato!
La ragione vi offre un mezzo assai facile per riconciliarvi col mio rifiuto. Supponete che la donna che io amo foste voi, come giudichereste il mio abbandono? Una viltà, una bassezza, un delitto. Mi disprezzereste. Ora, dareste voi il vostro amore ad un uomo cui aveste dato il vostro disprezzo? La necessità della nostra separazione è evidente, altrettanto che inesorabile.
Comprenderete che se ho insistito per avere un vostro indirizzo e per scrivervi, era allo scopo di farvi conoscere il piú presto possibile questi miei sentimenti e di sottrarmi ad una situazione piena di pericoli. Se questa mia promessa ha creato in voi delle illusioni che ho dovuto togliervi, perdonatemi, perché non avrei potuto fare altrimenti.
Sentite, - e chiamo il cielo in testimonio della veracità delle mie parole - se il mio cuore fosse stato libero, non vi avrei forse amata di tutto il mio amore, perché credo che la natura non abbia posto delle leggi di simpatia assai tenaci tra noi, ma vi avrei nondimeno amata. Il vostro cuore e il vostro talento mi vi avrebbero resa assai cara, piú ancora le vostre sventure. Avrei accettato con gioia il mandato di proteggervi e di confortare la vostra esistenza di qualche piacere.
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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