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      Quella notizia mi giungeva cosí inattesa, e mi trovava cosí disarmato da quella lunga dimenticanza, che mi sentii colto da un súbito terrore, quasi avessi dovuto essere io la causa della sua morte. La mia debolezza mi induceva a credermi colpevole, e mi creava dei rimorsi che non avrei dovuto sentire.
      Sarebbe ella morta per me? Questo pensiero mi trapassava il cuore come una lama di coltello.
     
      XXVI
     
      Nella sera di quel giorno medesimo ricevetti una visita del dottore che aveva conosciuto in sua casa.
      - Devo parlarvi premurosamente d'una cosa che vi riguarda - diss'egli entrando e sedendosi. - Vi prego anzitutto a non tacciarmi d'indiscrezione se, mio malgrado, sono venuto a conoscenza di un segreto del vostro cuore - dico del vostro cuore tanto per modo di esprimermi - e se ho voluto accettare un mandato che in altre circostanze avrei rifiutato volentieri; comprenderete fra poco che era mio dovere di farlo.
      - Dite, dite - esclamai io ansiosamente.
      - Ecco, mi spiegherò con poche parole, abbiamo il tempo misurato. La signora Fosca, la cui salvezza è in questo momento assai dubbia, mi ha raccontato ieri quanto è successo tra lei e voi - è una confidenza che ella mi ha fatto spontaneamente. Voi avete respinto il suo affetto - né ciò mi fa meraviglia, né credo che io avrei fatto diversamente - pure questo rifiuto ha bastato a dare uno sviluppo decisivo alla sua infermità. Quella donna si lascia morire per voi, e...
      - Per me! - interruppi io - e si lascia morire... Non si tratta dunque d'una malattia?


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





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