Intanto...
Prese uno scalpello di cui si serviva per le sezioni anatomiche, e svitò con destrezza le viti della serratura. L'uscio fu subito aperto.
- Ecco i miei amici - diss'egli mostrandomi i teschi che erano sul caminetto e facendovi passare dinanzi la fiamma della candela. - Essi vi faranno compagnia, intanto che io resterò fuori a giuocare la mia partita di tarocchi; non vi daranno disturbo, sono gente quieta. Aspettate qualche momento ad entrare; e abbiate giudizio, - aggiunse mezzo tra il serio e il faceto - io sarò di ritorno fra un paio d'ore.
Rimasi solo, in preda ad una tristezza inesprimibile.
Mi pareva che la fortuna si prendesse giuoco di me (e dico la fortuna, poiché mi ha ripugnato sempre il riferire i miei mali alla Provvidenza, come a cosa che mi è dolce reputar equa e benefica), tante e tanto stranamente dolorose erano le circostanze in cui allora mi trovava. Lontano dalla donna che amava piú della mia vita, che non avrei riveduto forse mai piú, il cui amore aveva ritemprato la mia fede e il mio ingegno; adorato da lei, buona, bella, simile in tutto a me, riflesso dell'anima mia, doveva darmi ad una creatura che quasi abborriva, usare con lei i modi dell'affetto, ripeterle le stesse espressioni che aveva dette a Clara, versare in essa la piena del mio cuore tumultuante!... Oh se fosse stato per Clara che io mi trovava lí, in quella camera, se fosse stata essa che io stava per riabbracciare, di quanta felicità sarebbe stata innondata la mia anima! E pensava ai primi giorni del nostro amore, a quella prima volta che l'aveva attesa nel mio stanzino, pazzo, ebbro, delirante; al tremito che aveva provato al contatto della sua mano, al fruscio del suo abito, al suono della sua prima parola.
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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Provvidenza Clara Clara
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