Dio! Come me ne ricordo bene in questo momento! Al mattino, quando ci si svegliava per tempo, e si sentivano passare i primi carri come adesso, e abbaiare i cani da lontano, e si vedeva entrare il primo filo di luce per la finestra. Che senso singolare misto di paura e di gioia! Hai provato anche tu queste cose? Te ne sovvieni?
- Sí, e me ne sovvengo anch'io.
- Qualche giorno ti conterò tutta la mia vita sai, voglio che tu conosca il mio passato. Aveva incominciato adesso a scrivere per te alcune memorie, e voleva che ti fossero consegnate dopo la mia morte, ma non ho potuto continuare; stavo cosí male! Ora non voglio che tu le veda; e poi ora non devo morire. Io sono guarita. Apri le imposte delle finestre, voglio vedere le stelle. Cosí, solleva le cortine.
Il cielo era chiaro e sereno; ma l'aurora aveva già incominciato a spuntare, e non si vedevano che poche stelle pallide e quasi bianche. La brezza del mattino si cacciava innanzi alcune nubi assai basse, e con tale impeto che la luna, ora velata da esse, ora scoperta, pareva correre a precipizio pel cielo. Di lontano si sentivano trillare i grilli nelle praterie.
- Ritorna vicino a me - mi diss'ella. - Siediti ancora. Non lasciarmi cosí presto. Già giorno! Che bel cielo! Che belle stelle! Credi che sieno tanti mondi?
- Senza dubbio.
- E che li abiteremo un giorno?
- Ma! Forse!
- Che cosa siamo noi! Che cosa è la vita! - esclamò ella tristemente.
E quasi avesse voluto cercare nella certezza del mio amore un compenso allo sconforto di quel pensiero, aggiunse con impeto:
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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