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      In capo a pochi giorni noi avevamo preso a considerarlo come una persona della nostra famiglia.
      È assai difficile che io possa farti una pittura esatta del suo carattere; mi giovo di questa parola "carattere", perché è quella che risponde meglio al mio concetto, non già che egli ne avesse uno. Non aveva alcun principio, non aveva alcuna opinione; si piegava subito ai princípi e alle opinioni degli altri, qualunque esse fossero; e con tal calore e con tale accortezza, che nessuno lo avrebbe creduto non sincero: passava dall'uno all'altro estremo colla stessa facilità, e colla stessa apparenza di convinzioni. Era cattivo per indole, qualche volta arrendevole e buono per debolezza. Non aveva idea di dignità personale, non si curava che di simularla e di parerne estremamente geloso. Qualunque bassezza non gli sarebbe sembrata umiliante; qualunque ostacolo mortale non lo avrebbe distolto dal compiere un'azione proficua a' suoi interessi. Era incapace di sentire uno scrupolo. Tutta la sua condotta non era subordinata che ad una cosa sola, al codice; egli aveva commesso di turpe tutto ciò che è possibile commettere senza venir colpiti dalla legge - mille volte nella sua vita aveva rasentato il carcere, e non vi era mai entrato. Dire che cosa era stata la sua vita non è possibile, forse egli stesso non lo avrebbe potuto. Aveva errato di paese in paese, vivendo splendidamente delle sue industrie di avventuriere, assumendo qui un nome, là un altro, atteggiandosi a martire politico, aprendosi mille vie col suo talento, col suo coraggio, colla sua avvedutezza - sempre fortunato, sempre felicemente ingannatore.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213