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      La sua bellezza doveva aver contribuito non poco a questo successo. Egli era alto della persona, ben fatto, giovine, fiorente, biondissimo; aveva aspetto e maniere distinte, aveva aria di bontà e di dolcezza straordinarie, era sempre calmo, sempre sereno e pareva non conoscere che il sorriso. A queste qualità aggiungeva un talento mediocre che aveva l'arte di far apparire un talento superiore. Era intelligente di musica e scriveva versi. Le sue composizioni musicali e le sue poesie erano una specie di salvacondotto, una specie di commendatizia di cui si giovava per accreditarsi presso le famiglie che lo ospitavano, od iniziavano qualche rapporto con lui. Egli non indugiava mai a mettere in luce queste due qualità, e sopratutto in modo sí naturale e sí semplice, che nessuno ne avrebbe mosso rimprovero alla sua modestia.
      Mio caro amico. Oserò darti un consiglio che ti parrà strano, che forse ti farà sorridere, ma che nondimeno è assai giusto. Diffida di coloro che fanno mestiere di far versi, diffida in genere degli artisti e dei letterati mediocri. Durante il tempo che vissi con mio marito ho avuto agio di avvicinarne un gran numero, né ho trovato in alcuna altra classe della società caratteri d'uomini piú tristi e piú abbietti. Un mezzo letterato, un mezzo poeta, un mezzo artista mi fanno orrore. Hanno tutte le passioni sfrenate e biasimevoli dei grandi caratteri, senza averne una sola virtú. Ne hanno la vanità, l'orgoglio, l'ambizione, l'egoismo, senza un solo dei loro pregi che li temperi, senza un raggio di quella bontà improvvisa e passeggiera che ha il genio.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213