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      Un uomo celebre, un uomo di genio? un bell'uomo? No, un piccolo mostro, uno sciocco, un cattivo". Oh, mio Giorgio, noi siamo pure le tristi e incoerenti creature!
      Non avendo voluto cedere alle istanze de' miei genitori che lo avevano scongiurato rimanere con essi, mio marito mi condusse a Torino. Ci accasammo in quella città, dove, diceva egli, aveva avuto rapporti con uomini politici, i quali lo avrebbero aiutato a conseguire una posizione elevata ed una fortuna ragguardevole. Mi fu assai facile avvedermi fino da principio che egli non mi amava, tanto erano artificiose le prove che si affannava a darmi del suo affetto. E non solo non mi amava, ma pareva aver disgusto di me, e sforzarsi a violentare il suo cuore e la sua natura per non dimostrarmelo. Lungi dal comprendere lo scopo di questa dissimulazione, io, nell'immensità del mio dolore, gliene era grata. Sapeva di non essere bella, immaginava che l'intimità e la convivenza mi avessero fatta apparire a' suoi occhi ancora piú brutta di quanto lo era, e gli avessero destato nell'animo una súbita avversione per me. In questo caso la sua finzione era mossa da un sentimento di delicatezza ch'io non avrei saputo apprezzare abbastanza; era un sacrificio di cui io gli doveva essere riconoscente. Ho serbato lungo tempo questa illusione, e mi sono sforzata a trattenerla, giacché, quantunque non amata, mi era caro il pensare che lo era stata un tempo, che la mia bruttezza soltanto lo aveva diviso da me, e che io poteva ancora stimarlo.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





Giorgio Torino