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      Egli era tutto alterato e in cattivo arnese.
      Io innalzai un grido di spavento. Mio padre gli si avvicinò tremante per emozione e per ira, e gli chiese:
      - Cosa volete?
      - Vengo a riprendere mia moglie, - rispose egli - noi non siamo divisi formalmente, ne ho tutto il diritto.
      - Vostra moglie ha cessato di appartenervi da tempo.
      - V'ingannate, la legge mi dà facoltà di obbligarla a seguirmi.
      - Essa non si moverà di qui, uscite.
      - Mi costringete ad usare la violenza? Ciò mi dispiace.
      Mi si avvicinò, e afferratami pel braccio, fece atto di trascinarmi verso la porta. Io resistetti, scivolai, e caddi percuotendo del seno sopra una sedia. Egli mi lasciò libera e mi disse: - Vi siete fatta male? Perdonate madonna: non era mia intenzione.
      Mio padre era vecchio ed impotente a difendermi. Eravamo soli in casa.
      - Volete del denaro? - gli chiese egli.
      - Non accetto danaro da alcuno, ma ho tuttora alcuni crediti su vostra figlia che mi dovete soddisfare.
      - Passate nella mia camera.
      Nel ritornare si affacciò all'uscio e mi disse:
      - Fosca, non vi ho mai voluto male, ve lo giuro, non avrei voluto rendervi infelice, ma era predestinato. Io sono un miserabile. Ora vivete tranquilla, non mi rivedrete mai piú.
      Ed uscí. Mio padre gli aveva dato quasi tutto il denaro che gli rimaneva. La nostra fortuna era pressoché rovinata.
      L'emozione e la caduta affrettarono l'istante che aveva tanto desiderato. Sentiva che stava finalmente per diventar madre. Nel mio stesso dolore io era felice. Questa nuova sciagura aveva affrettato il premio di tutte le mie sofferenze, il conforto e la gioia della mia vita.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213