Non disse nulla, e si sedette. La sentiva piangere e singhiozzare forte nell'oscurità.
- Accendi un lume - io le dissi.
- No, mi vedresti, avresti orrore di me. Io ti vedo lo stesso. Non ho bisogno di luce per vederti.
- Buon Dio! è forse la prima volta che ti vedo?
- È vero - diss'ella con tristezza.
- Ebbene, sarò io che voglio vederti - aggiunse per mitigare l'asprezza di quella risposta.
Si alzò, accese la lampada, e tornò a sedersi vicino al mio letto.
- Come sei pallido! Come sei bello! Ah, perché sei cosí pallido!
Stette un momento a guardarmi come rapita. Alzò gli occhi, e vide un vecchio Cristo di legno appeso alla parete.
- Tu credi? - mi chiese ella.
- Un poco.
- E preghi?
- Qualche volta.
- Vi fu un tempo in cui ho creduto anch'io, in cui ho pregato anch'io. Quando aveva quindici anni piangeva tutte le sere pregando. In collegio c'era un camerino dove andava a nascondermi per poter esser sola, e pregare ad alta voce senza essere sentita. Oh quell'età! quella fede! Ora è tutto finito. Sono tre anni che non prego piú; penso sovente al cielo, ma senza invocarlo. Due mesi or sono nei primi giorni che ti conobbi, in una notte che c'era stato un gran temporale, e non aveva potuto dormire, mi alzai e mi affacciai alla finestra. Aveva cessato di piovere, il cielo s'era rasserenato come per incanto e scintillava di miriadi di stelle, l'aria era fresca, imbalsamata, ricca di quel profumo acre che ha la terra bagnata; e allora mi ricordai con piú forza di Dio, e tesi le braccia al cielo quasi per chiedergli misericordia di me e della mia giovinezza infelice; ma fu indarno, io non sentiva piú la sua voce.
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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Dio Cristo Dio
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