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      - Perché? Voi potete continuare il vostro viaggio; se in questo momento voi siete qui, e se io sono in vostra compagnia, è perché mi avete invitata a venirvi.
      - Fosca, - io dissi con calore - spero che non vorrete spingere tant'oltre la vostra crudeltà, da irridere perfino alla mia delicatezza. Le ragioni che adducete non hanno maggiore logica di quelle di un fanciullo. Avete troppo spirito per non avvedervene.
      - No, - rispose ella con asseveranza - no, siete in errore. Io sono ben risoluta a lasciarvi proseguire la vostra via, a non frappormi fra voi e la vostra felicità. Non ho saputo che nella notte di ieri la vostra risoluzione; era troppo tardi perché io potessi uscire di casa; sono venuta stamattina, ed eravate già partito; se vi avessi trovato, vi avrei fatto conoscere quali erano i miei progetti. Sono giunta ancora in tempo a vedervi e a seguirvi - a seguirvi senza parlarvi, senza chiedervi nulla, senza pretendere alcuna cosa da voi; immagino che non me ne contestereste il diritto. Ho con me del denaro, e vi terrò dietro ovunque andrete: nessuno m'impedirà di abitare la stessa città, la stessa casa, di non perdervi d'occhio un istante. Se non m'aveste invitata a discendere, vi avrei accompagnata come un'estranea, fino a Milano. In quanto a mio cugino, rassicuratevi, gli ho scritto di questo mio amore, gli ho confessato come io stessa vi ho legata a me colla mia insistenza, come avete dovuto sacrificarvi a questa passione e risolvervi ad abbandonarmi con un inganno. Gli ho detto che siete onesto, buono, leale, che il vostro maggior dolore era quello di tradire la sua fiducia (credo di aver indovinato un vostro sentimento); potete essere tranquillo su ciò.


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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





Milano