Ecco perché vi ho seguito.
- Ma è una aberrazione - io dissi.
- Forse, ma non monta.
- Un'aberrazione inutile...
- Non credo, vi conosco.
- Per lo meno crudele.
- Sí.
- Sapete dunque che ne soffrirò?
- Sí.
- Come potete conciliare questi due sentimenti disparatissimi: l'amore che dite avere per me, e il desiderio di farmi soffrire?
- Non desidero di farvi soffrire. Io vorrei rendervi felice se lo potessi; ma il mio amore è troppo piú grande delle sofferenze che può cagionarvi.
- Non vi comprendo, tutto in voi è contraddizione.
- Sí, - esclamò ella con impeto - un'orribile, una spaventosa contraddizione.
Tacemmo entrambi per un istante.
- Avete però un mezzo - ripigliò ella con calma, e senza distogliere gli occhi dalla fiamma che stava affissando - per sottrarvi alle mie minacce.
- Quale?
- Uccidetemi.
- Uccidervi! Che insensatezza! Ma voi sapete che non s'uccide una persona impunemente, né senza motivi. Se mi aveste detto ciò a quindici anni, vi avrei trovato qualche cosa di nuovo, di romantico, di commovente, ma ora! E perché dovrei uccidervi? Perché non vi posso amare? Che colpa ne ho io se il mio cuore non può sentire nulla per voi?
- Il vostro cuore! - diss'ella - non appellatevi al vostro cuore. Conosco questa ipocrisia delle passioni, l'ho esperimentata. Il cuore non è l'amore. Se il mio volto fosse stato meno brutto, se io avessi potuto correggere le linee del mio naso, della mia bocca, della mia fronte, conseguire un poco della freschezza e della pinguedine dell'infima donna del volgo, voi stesso, voi mi avreste adorato.
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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