La disparità dei nostri gradi ci vieta di batterci. Bisognerebbe che io o voi ci dimettessimo.
- Mi dimetterò io - dissi.
- Non vorrei però...
- Non potete impedirmi di dimettermi - replicai con calma.
- Come volete.
Mi curvai sul tavolo, scrissi la domanda della mia dimissione, e gliela porsi.
- Restano a stabilirsi l'ora e le condizioni del duello - diss'egli - è troppo tardi perché possiamo affidarne l'incarico ai nostri secondi. Se non avete nulla ad opporre, ci accorderemo noi stessi a questo riguardo; il dottore ne sarà testimonio.
Io non risposi.
- Ci troveremo domattina alle otto, dietro gli spalti del castello. Provvederò io le armi. Non avete osservazioni a fare?
- Nessuna.
- Allora non v'è altro punto a discutere. Conto sulla vostra parola. Ci rivedremo.
E fece atto di uscire. Quando fu presso la soglia dell'uscio tornò indietro, e mi disse con voce piú calma:
- Qualunque sieno i nostri rapporti attuali, devo richiedervi d'un favore che i vostri sentimenti di gentiluomo non mi possono rifiutare. Mia cugina non ha serbata memoria alcuna di ciò che successe oggi...
- Ah! vostra cugina... - interruppi io. - Ebbene?
- È necessario che essa continui ad ignorarlo, che non sappia nulla di ciò che sta per succedere. L'esito di un duello è incerto, e ...
- Sí, - io dissi alzando il capo e guardandolo in volto per la prima volta dacché era entrato nella stanza - è assai incerto. Io potrei anche uccidervi, non è vero?
- Verissimo, - rispose egli un po' turbato - come io potrei uccidere voi.
E dopo un momento di silenzio mi chiese:
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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