- Mi odiate dunque molto?
- Non so, - io risposi - ma se non fossi certo che fra poco o ucciderò, o sarò ucciso, mi sarei già buttato sulla via per uccidere qualcun altro.
- Vi ho fatto una domanda inopportuna - diss'egli con aria mortificata e sorpresa. - Tali sentimenti non mi riguardano. Le nostre convenzioni sono stabilite, e basta. A domani.
- A domani.
Ed uscí.
Allorché sentii l'uscio richiudersi dietro di lui, ricaddi sulla mia sedia, e proruppi in un pianto dirotto.
Il dottore, che era rimasto nella stanza senza che me ne fossi avveduto, mi si avvicinò e mi disse:
- Calmatevi. Siete stranamente agitato. È a deplorarsi che quella donna vi abbia condotta a tale estremo, ma chi l'avrebbe preveduto? Questo duello avrebbe potuto essere evitato; il vostro contegno fu calmo, ma provocante. Ora non giova pensarci. Voi l'avete detto, l'esito d'uno scontro è incerto, è follia il preoccuparsene. Io sono afflitto di aver cagionato inconsciamente queste sventure, ma voi sapete che l'ho fatto a fine di bene. Non me ne porterete rancore?
- Se io credessi esservi atto meritevole di gratitudine - io dissi - ve ne sarei anzi grato. Ma non parliamo di ciò. Io debbo in questa notte veder Fosca, io l'amo, io voglio renderla felice un istante prima di abbandonarla. Qualunque sia per essere l'esito di quel duello, io non la vedrò mai piú. Bisogna che voi la preveniate della mia visita, che ordiniate di lasciarla sola, che mi lasciate passare dalla vostra camera.
- Ma è impossibile! - esclamò egli. - Voi sapete.
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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Fosca
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