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- No, no - interruppi io con impeto. - Voi non vi opporrete, perché io sono risoluto a vederla in qualunque modo, a qualunque costo. Nemmeno l'idea di una violenza potrebbe arrestarmi. Quella donna mi ha amato, ella sola mi ha amato veracemente. Non l'abbandonerò senza gettarmi a' suoi piedi, e senza ringraziarla colle mie lacrime.
- La responsabilità di questa imprudenza - disse il dottore - ricadrà tutta sopra di voi.
- Io posso sopportarne delle piú terribili...
- Non vi riconosco piú. Sia come volete. Vi attenderò nella mia stanza. Ora corro a prevenirla.
XLVII
Io torno a rivolgermi adesso una domanda che la mia coscienza atterrita mi ripete assiduamente da cinque anni. Sono io responsabile di ciò che commisi in quella notte? Aveva io la consapevolezza delle mie azioni? Non so; ricordarmi di quegli avvenimenti con piena esattezza di dettagli è per fermo tal cosa che sembra accusarmi; ma non ci ricordiamo noi anche dei sogni? Prima di quel giorno, dopo, oggi stesso in cui mi riconosco sí mutato, mi sarei lasciato vincere a tal punto dalle mie passioni? Ed esistono passioni sí indomabili nel mio carattere? - È uno spaventoso problema che non giungerò forse mai a decifrare. La incertezza della mia responsabilità è il segreto delle mie torture; per essa io sarò infelice tutta la vita. Che se pure io potessi allontanare da me questa responsabilità orrenda, cesserei per questo di essere la causa di quelle sciagure? La mano che colpisce nel delirio, che uccide nell'impeto della passione, è perciò meno la mano ha colpito, che ha ucciso?
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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