- Mia madre.
- Non è questo.
- Non domandarmi altro.
- Voglio saperlo; è un capriccio; ho i miei capricci anch'io; tutte le donne innamorate ne hanno; tutti gli innamorati li soddisfano. Oggi tu sei il mio innamorato.
- Domandami qual è quella che io amo.
- E sia. Qual è la donna che tu ami sopra tutte?
- Sei tu.
Non si aspettava questa risposta; tremò, si fe' rossa in volto dal piacere, e nascose il capo nel mio seno.
- Quand'è cosí, - prese a dire poco dopo - dammene una prova.
La baciai sulla bocca.
- Non basta.
La baciai ancora.
- Non basta.
- Farò ciò che vorrai. Comandami.
- Non voglio comandarti.
- Desidera.
- Nemmeno.
- Che ho da fare?
- Indovina. Ciò che faresti con una donna che amassi, ciò che hai fatto con le donne che hai amato, ciò che hai fatto con Clara.
- Clara! Tu dici?...
Mio Dio! Mio Dio! Perché risuscitava ella questo terribile pensiero in quel momento?... La strinsi al petto con forza, con una forza rabbiosa che aveva apparenza di passione. Ella si abbandonò palpitante, senza dir parola. La mia stretta fu lunga; il suo fragile corpo fremeva fra le mie braccia.
- Giorgio, mio Giorgio!
- Sei paga?
- Non ancora.
- Non credi dunque al mio amore?
- Ci credo, ci credo; spirerei ai tuoi piedi se non ci credessi. Mordimi la guancia.
- Perché?
- Mordimi la guancia; tu l'hai fatto con Clara, non lo negare; gettati ai miei piedi, appoggia il tuo capo sulle mie ginocchia.
Mi arresi come un fanciullo. Tutte le forze della mia volontà erano domate dall'aspetto di quell'energia.
M'inginocchiai a' suoi piedi.
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Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213 |
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Clara Dio Dio Giorgio Clara
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