Pagina (211/213)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il mio respiro si arrestò, le mie vene parvero scoppiare, il mio cuore schiantarsi; una tenebra mi passò davanti agli occhi, i miei muscoli si contrassero con uno spasimo atroce, brancicai un momento come per afferrarmi a qualche cosa, proruppi in un urlo acuto, disperato, straziante, quale non aveva inteso mai uscire da petto umano, se non forse da quello di Fosca, e caddi fra le braccia del dottore che era accorso in mio aiuto.
      Quella infermità terribile per cui aveva provato tanto orrore mi aveva colpito in quell'istante; la malattia di Fosca si era trasfusa in me: io aveva conseguito in quel momento la triste eredità del mio fallo e del mio amore.
      L
     
      Dopo quel giorno tutto è oscurità nelle mie memorie; io non appresi che piú tardi gli ultimi dettagli di questa tragedia domestica. La morte di Fosca, l'arrivo di mia madre, il ritorno al mio paese natale sono tutti avvenimenti di cui non ho serbato altra ricordanza che quella oscura e confusa di un sogno. Mi sembra talora che tali fatti sieno avvenuti in un'epoca assai remota della mia vita, tale che non può neppure essere circoscritta entro il limite degli anni che ho già vissuto; e sarei tentato di negare fede all'esistenza di questo passato angoscioso, se le traccie che esso ha lasciato nel mio cuore non fossero troppo palesi e troppo profonde.
      Soltanto quattro mesi dopo la catastrofe che ho raccontato, una lettera del dottore mi recava le ultime notizie di quei fatti.
      Non vi ho scritto prima perché sapeva che la vostra malattia vi avrebbe impedito di rispondermi, e forse anche di apprendere il contenuto della mia lettera.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Fosca
di Igino Ugo Tarchetti
pagine 213

   





Fosca Fosca Fosca