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      In essa trovammo le violenze, le prigioni, i rapimenti, le carnificine, le stregherie, le morti, e tutto ciò col condimento d'un po' d'amore e di qualche scena burlesca: solo mancavano i tornei e le feste, e di questo difetto, più dei tempi che nostro, domandiamo generoso perdono ai lettori. Ben è vero che abbiam posto a tortura il nostro cervello, e abbiamo sudato le intere settimane per trovar modo a tirarvi pe' capegli almeno un pajo di tali episodii, non tanto per seguitare il costume, quanto per rimpinzare con essi il racconto senza molto studio nè fatica; ma questo non ci venne mai fatto stante la gramezza dei tempi che tornei e feste non comportava. Invece, perchè gli episodii sono pur necessarii, anzi costituiscono la parte principale di un racconto storico, vi abbiamo introdotto la esecuzione di cento cittadini impiccati sulla pubblica piazza, quella di due frati abbruciati vivi, l'apparizione d'una cometa, tutte descrizioni che valgono per quelle di cento tornei e che hanno il pregio di sviare più che mai la mente del lettore dal fatto principale.
      Per questo lato il nostro racconto non è privo di una certa importanza e può stare non ultimo fra molti romanzi storici contemporanei. Oltre di che l'erudizione vi è sparsa a piene mani essendoci stato d'ajuto in ciò il nostro cronista, il quale pare che sia andato razzolando tutte le memorie de' suoi tempi e ne abbia fatto tesoro nella sua storia. Anzi fu sì grande questa sua smania di narrare fatti, che raccolse in una sola epoca avvenimenti di cinque o sei anni: il che noi abbiamo fedelmente osservato non solo per una cotal venerazione alle cronache, ma confortati in ciò dall'esempio di alcuni scrittori pei quali anacronismo è parola vota di senso.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168