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      I lettori poi sono pregati di credere che quelle pagine perdute contenevano le pił belle e mirabili cose del mondo, al cui confronto sono uno zero quelle narrate nel restante del libro.
      Il racconto abbiamo diviso in capitoli, e a ciascun capitolo abbiam posto in cima un motto od epigrafe per vieppił invogliare i lettori a scorrerne le pagine. Queste epigrafi poi le abbiamo rubacchiate qua e lą dovunque ci capitavano sott'occhio senza badar molto se si acconciavano o no alla narrazione; e quando non ne trovammo, le abbiamo fabbricate a bella posta spacciandole per brani di canzoni inedite o di poemi manoscritti che non esistettero mai. Il qual segreto insegnatoci gią da un nostro confratello, abbiam trovato comodissimo e pieno di utilitą. Solamente non volemmo dare alcun titolo ai capitoli, e ciņ per un capriccio, che preghiamo i lettori di perdonarci. Quelli tra essi che non potessero far senza di questa oziosa nomenclatura, piglino l'ultimo romanzo da essi letto e ne applichino i titoli al nostro racconto, che vi si adatteranno a meraviglia. Perchč alla fine son sempre le medesime scene che si riproducono in tutti i romanzi, e i capitoli di ciascheduno hanno tanta analogia tra loro come le messe d'una chiesa rassomigliano a quelle d'un altra.
      Ora ci rimarrebbe a dire del lusso dell'edizione, degl'intagli, e di tutte le vaghezze tipografiche. Ma di questo faccian ragione i lettori. Tanto pił che troppe pagine abbiamo speso intorno al libro; e vogliamo che i giornalisti, se mai alcuno piglierą a lodarlo, possano far senza delle parole dell'autore e scrivere del proprio.


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La cą dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168