... almeno circa la carta e i caratteri. Del resto chi sa che la cronaca del canattiere di Bernabò non pigli posto tra breve fra le edizioni illustrate.
Se ne sono vedute tante!
I.
Vulgo fu sempre vulgo - era 'l capestroE 'l pane e 'l boja, e sono e saran sempre
Il suo trastullo. -
FOSCOLO. Sermone.
Un mattino del novembre dell'anno 1374, la città di Milano erasi levata quasi a rumore, e gli abitanti accorrevano a torme di tre, quattro, fuori delle case accalcandosi per le contrade che mettono alla piazza della Vetra. Dappertutto era un correre, un affannarsi, un domandare, un parlar sommesso che dava indizio di qualche grave avvenimento. Chi avesse osservato da vicino siffatto trambusto non avrebbe detto certamente esser quello un giorno di festa o di pubblica allegrezza; anzi avrebbe cavato cattivo augurio dall'aspetto umile e rassegnato de' cittadini e meglio ancora dai loro visi pallidi e sparuti. Lacere le vesti e sudicie, gli occhi infossati nell'orbita e tristissimi, le guance informate dalla pelle livida e gialliccia, il respiro affannoso additavano generale la miseria e la fame. Gli uomini parlavan piano tra loro e sfogavansi in amare lamentazioni, le donne alzavano gli occhi al cielo e piangevano: dei fanciulli, soliti sempre a far baldoria e schiamazzare in tali occasioni, pochi o nessuno se ne vedeva. Tutti poi avevano in fronte l'indignazione e più che l'indignazione il terrore, e guardavansi sospettosi da certe facce sinistre, che aggirantisi qua e là per mezzo alla moltitudine, scostavansi da loro come dalla peste.
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