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      - Sopra di ciò ha ragione l'arcivescovo - entrò a dire Franciscolo - egli avrà davanti agli occhi quel che fece il duca con Roberto Visconti suo antecessore, quando gli diè del poltrone e del ribaldaccio, e se lo fe' inginochiare a' piedi. -
      - Roberto Visconti fu uomo e debole, rispose il padre Teodoro, ma il vero ministro di Dio non teme le minacce dei superbi, anzi le sfida e le soggioga. Forse verrà tempo, nè è molto lungi, in cui Bernabò udrà dirsi la verità in nome del Dio che castiga, e può darsi ch'ei torni a miglior vita. Notte e dì noi preghiamo il Signore che ci accordi questa grazia, e se l'otterremo sarà il più gran miracolo che possa avvenire in questi tempi di depravazione. Però non disperiamo del cielo: tra breve vedrete gli effetti della grazia divina.
      Appena aveva terminato di parlare, che le campane delle chiese circonvicine, che prima sonavano a tocchi lenti e misurati, come suolsi per gli agonizzanti, rumoreggiarono alla distesa e annunziarono compiuta la tremenda cerimonia. La moltitudine più sparuta e più avvilita di prima si volse ed avviossi lentamente mormorando alla volta delle case, con uno sgomento, una stretta al cuore, come se il dì appresso dovesse toccare a ciascuno la medesima sorte. I due frati si tirarono di nuovo la cocolla sul viso, e toccata la mano a Stefano e salutato il compagno, s'internarono per una stradicciuola che metteva dritto al loro convento che era degli Umiliati in Mirasole, posto non molto lungi di là. E i due nostri conoscenti senza muover parola tornarono un passo dopo l'altro sull'angolo degli Spadari, nella bottega d'ond'erano usciti.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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