- Badate a quel che fate, messer Stefano, sclamò Tonio; l'ha detto anche lo Scannapecore, guai se quel cane morisse.
- Lo Scannapecore, hai detto? E quand'è che quel manigoldo ha parlato con te?
- Con me no veramente, egli ha parlato con.... con.... cioè vi dirò, sono stato io, che così per dire.... ma non crediate... non vi ponete in capo che....
L'armajuolo guardò un istante in viso a Tonio, il quale confondevasi e faceva le più strane smorfie del mondo: poi voltatosi d'un tratto, vide Cecilia in atto di supplicarlo cogli occhi e col gesto perchè tacesse.
- E che? sclamò, vi ha dunque segreti per me? Tonio, tu vuoi dunque ch'io ti mandi a tener compagnia al cane del Duca?
- Oh, state sicuro che non lo desidero.
- E tu Cecilia, disse poi guardandola in atto di affettuoso rimprovero, tu pure non hai più fiducia nel tuo marito?
- Ah no, mio buon Stefano, sclamò essa e balzata in piedi, gettò le braccia al collo di lui. La fiducia io l'ho sempre avuta, ed ora più che mai, perchè sento di averne maggior bisogno; ma l'ira ti piglia tanto facilmente e ti fa commettere cose che poi non vorresti aver fatto, che in vero pensava di non darti anche questo rammarico.
- Parla dunque, per s.Eustorgio, che cosa è avvenuto? Che c'entra in tutto ciò quello sciagurato di canattiere?
- Chiedine a Tonio, col quale lo Scannapecore ha parlato, prima di parlare con me?
- Che? dunque quel manigoldo è salito qui sopra? Non gli bastava d'aver posto l'assedio alla mia casa, di perseguitarti con ambasciate e con profferte; bisognava ch'ei mettesse piede anche nella stessa mia camera?
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