Ogni muso di cristianoTiri dritto il suo cammino,
E in udir la nostra voceFaccia il segno della croce.
- Bravo, Graffiapelle, gridò lo Scortica; m'hai preso certo tuono di voce, che mi sembri un canonico. Presto ti porremo indosso il piviale. A noi, ragazzi.
E tutti insieme ripeterono la cadenza compresa negli ultimi due versi.
- Tocca a te, Randellajo, disse allora il primo che aveva intuonato.
- Eccomi, eccomi.
Mercè i cani e la moriaNoi vaghiamo a nostro grado
Solitarj per la via,
Sempre pronti a trarre il dato,
E ci guatan con rispettoIl cappuccio e il corsaletto.
E tutti in coro
E ci guatan con rispettoIl cappuccio e il corsaletto.
Ora a me, disse lo Scortica, e colmatosi lestamente un bicchiere infino all'orlo, lo votò d'un fiato, e gridò con voce stentorea:
Col favor di san Giovanni
La mattana non ci punge,
Ogni sorta di malanniCi salutano da lunge,
Sempre brilli, sempre in festaLa malìa non ci molesta.
Questa volta il coro non si tenne pago della cadenza, ma volle ripetere l'intera strofa, con un baccano che ne tremarono le vôlte della camera. Intanto un altro era sorto e incominciava:
Se vegliam spesso le notti.
Ma Graffiapelle gli troncò la canzone in gola, e accennò colla mano che voleva parlare.
- Un momento, bel garzone, i nostri palati sono già arsi come bragie, si sospenda per un istante la canzone e si faccia un brindisi in onore di s. Giovanni.
- Viva s. Giovanni, viva il nostro protettore, gridarono tutti, empiendo i bicchieri e tracannandoli.
- Ora, Sciancato, puoi tirare innanzi.
| |
Graffiapelle Scortica Randellajo Scortica Giovanni Graffiapelle Sciancato
|