- Ora, la mostra sembra finita, disse il Duca in atto di partire, non è mancato nessuno di quei che dovevano condur cani?
I canattieri rimasero zitti senza trar fiato: ma lo Scannapecore si fece innanzi, e disse:
- Messer Duca, n'è mancato uno.
- E chi è costui? chiese Barnabò,
- Stefano Baggis armajuolo, il quale ha in custodia un alano dei più belli.
- Sai tu perchè non sia venuto?
- Credo che sì. A quanto ne udii dire, dev'essergli morto il cane.
- Maladetto! Non sanno aver cura d'un animale, che alla fin dei conti torna a loro vantaggio.
- Con permissione dell'eccellenza vostra, non fu già per difetto di cura che venne a morte quel mastino. Dicesi che l'armajuolo l'abbia ucciso.
- Ucciso, hai detto? E si ardisce qui, nella mia città, quando vi sono io, si ardisce di uccidere un cane? Scannapecore, piglia tosto con te quattro alabardieri e fa che prima di sera sia condotto qui quest'armajuolo con tutta la sua famiglia, se ne ha.
- Messer Duca, sarete ubbidito, rispose lo Scannapecore inchinandosi.
Poi voltosi a' suoi compagni, intanto che il Duca usciva:
- Avete udito? disse con aria di trionfo, e tu, Scortica, che dicevi celiando che la sarebbe venuta a star qui: ti pare ch'io sappia fare i fatti miei?
- Ma che? ma come? - Se il cane c'era? In che modo è avvenuto? - Di' sù, compare, gridavano tutti. Ma lo Scannapecore, fatto cenno agli alabardieri, e pigliato seco Graffiapelle, uscì in fretta, lasciando gli altri a fantasticare sull'avvenuto.
VI.
Ahi! istolti e semplici, quantosiete vani, che avete speranza nelle
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