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      E chi mai può dirlo, se non lo stesso Belzebù che viene a visitarla tutte le notti. La notte passata, per esempio, fu un baccano, un subbisso d'inferno: duo o tre de' suoi diavoli, o stregoni, sono andati da lei, e li ho visti io con questi occhi. Per più d'un'ora si udirono grida e strepiti che pareva andasse in rovina la casa. Vi fu un istante che la voce della vecchia si fece piagnolosa e singhiozzante, e allora udivasi quel suo demonio gridare e minacciare di portarla via. E credetti infatti che se l'avesse portata, perchè poco dopo ogni cosa tornò in silenzio, e la casa tranquilla che pareva un deserto. Se non che questa mattina, quand'io sono uscita in sull'alba per raccorre questo po' di verzura, vidi uscire quatto quatto da quell'uscio un'ombra di donna, che rassomigliava tutta alla vecchia, ma era tanto sfigurata e stravolta, che ci volle a riconoscerla.
      - E avete veduto dove sia andata? chiese affannoso l'armajuolo.
      - Eh, chi può tener dietro ad una strega? Ella tirò rasente il muro fin presso alla Vetra, ma voltato il canto, sparì d'un tratto come se fosse volata via.
      - E non sapete chi abiti lì presso?
      - Mio Dio! rispose l'erbajuola; egli è un certo luogo, ch'io non posso passarvi davanti senza fare il segno della croce. Una volta ci stava l'Agnesina con sua madre, che dicono abbia stregato più gente di quel ch'io ho capelli in capo. Ma dopo il contagio nessuno sa più nulla.
      - Che la Marta si sia recata colà? disse tra sè il povero Stefano, e ringraziata l'erbajuola si volse dalla parte della Vetra.


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La cà dei cani. Cronaca milanese del secolo 14.
cavata da un manoscritto di un canattiere di Barnabo Visconti
di Carlo Tenca
Editore Borroni e Scotti Milano
1854 pagine 168

   





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