Però queste parole le diceva colla bocca tanto per trovare un po' di coraggio; il cuore non c'entrava e battevagli anzi alquanto più del consueto. Avvinazzato com'era e mal sicuro di sè, un vago sentimento di pericolo lo teneva in forse; e quel trovarsi di notte in un luogo sconosciuto, allo scuro, non gli andava gran fatto a sangue. In quel punto ricordossi del perchè era stato posto là, e delle parole dettegli dallo Scannapecore, ond'è che rassicurato, disse:
- Ah, ah, ho capito. Il merlotto è venuto a ficcarsi in gabbia da per sè. Ora andremo a snidarlo.
Ciò detto, cercò a tentone la scaletta, e trovatala, salì meglio che seppe, non senza inciampare due o tre volte nei gradini. Stefano appena udì ch'egli saliva, entrò difilato in bottega, e pratico, com'era, di casa sua, trovò tosto il luogo che cercava, penetrò nell'andito, e aperto l'uscio, ne trasse il fanciullo, mezzo morto dallo spavento. Poscia rassicuratolo ch'egli era il papà, perchè non gridasse; lo portò fuori colla stessa prestezza con cui era entrato, ed uscito in istrada battè due volte le mani per avvertire Martino. Tutto ciò era accaduto intanto che Graffiapelle trovata la camera, s'innoltrava alla cieca col suo coltellaccio sguainato, maledicendo l'oscurità che lo faceva inciampare ad ogni passo. Però, siccome un po' di barlume entrava dalla finestra, quantunque a notte fitta, potè vedere, o almeno gli parve, un'ombra muoversi dall'altro lato della stanza. Per lo che ei mosse a quella volta sempre tenendosi alla parete per non smarrirsi.
| |
Scannapecore Martino Graffiapelle
|