Già la causa della discordia non istà in un meschino desiderio di vendetta: il vostro berretto ducale ha sempre fatto gola al triregno pontificio. Nè Innocenzo VI, nè Gregorio XI ebbero mai nulla a partire col Duca di Milano, e tuttavia non si mostrarono meno accaniti dell'abate da Grimoaldo.
- È vero, rispose Barnabò, io ho sempre avuto rispetto alla Chiesa, nè mai volli esserle nemico deliberatamente. Tutti i malanni derivarono da lei, che volle ad ogni costo insignorirsi di Bologna e me la tolse a tradimento. E perchè ho chiesto il fatto mio e tentato di ricuperarlo con ogni arte, dovrò essere scomunicato, trattato da cane e da infedele, e perseguitato in mille guise? E questo Gregorio XI mi stringerà ai lombi in modo da non lasciarmi fiato, e mi forzerà a vegliare notte e dì per custodire le mie terre?
- Ma la pace che doveva essere negoziata da Leopoldo d'Austria? chiese Gavazzo Reina.
- Pace, pace, voi dite? E quand'è che potrà esser pace fra me e il papa? Ben mi fe' sapere Leopoldo ch'egli aveva scritto al pontefice per trattare della pace e che parevagli le cose inclinassero al meglio; ma intanto sapete che cosa accade? I miei sudditi mi si ribellano contro e sì mettono sotto la protezione della Chiesa.
- Oimè! prese a dire di nuovo lo Spinola; dunque io fui profeta di verità, quando pronosticai che le lettere messe fuori dal papa o tosto o tardi avrebbero recato cattivo frutto.
- Per s. Ambrogio, sì, che avevate ragione, ed io fui cieco a non badare al vostro consiglio, e a non rinforzare i miei presidii d'Ossola e di Chiavenna.
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