Ma il garzone che alla sola idea di esser posto insieme al cane e di servirgli di pasto, aveva sentito i brividi della febbre, figuratevi se aveva desiderio di vedere quel brutto spettacolo. E lo Scannapecore, il quale sapeva benissimo ch'ei non si sarebbe mosso, gli era venuto a bella posta infinocchiando quella favola del fanciullo sbranato. Ora poi vedendo che Tonio seguitava a tremare per tutte le membra, e a guardar di traverso il mastino, gli andava susurrando dolcemente:
- Via, via, ragazzo mio, non bisogna poi pigliar tutto in mala parte; e l'odio non istà bene neppure colle bestie. Animo, su, perchè stai lì rattrappito, e fai così brutta ciera a quel povero animale? Quando lo conoscerai più davvicino, non gli vorrai più quel gran male che ora gli vuoi, perch'egli, vedi, è la miglior pasta di cane che esista. Prova soltanto a fargli un cenno, una carezza, e vedrai.
Ma sì, il garzone al contrario ritraeva le mani a sè e cercava di nasconderle alla meglio, toccandole per assicurarsi se erano sane ed intere. Per lo che Scannapecore, sorridendo in tuono di beffa, gli disse:
- Oibò, oibò, ragazzo, tu fai male a portar sì grande odio a questo cane! Dov'è la carità del prossimo che t'avranno insegnato? Orsù, poni giù questa tua collera, voglio che facciate la pace, e vi abbracciate entrambi come buoni amici. Non è vero Bruciavia?
Il mastino udendosi chiamare per nome rispose con un guaito di allegrezza e si dimenò rasente le gambe del canattiere per fargli festa; il che cavò un nuovo grido dalla gola del garzone.
| |
Scannapecore Tonio Scannapecore Bruciavia
|